icerbox Pijola madri by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

29 Angela, un sisma

E poi la vita sterza di netto all’improvviso, e in quello spostamento d’aria tu sussulti, vieni sbalzata bruscamente verso un’altitudine nuova, sconosciuta, ed era ciò che sognavi, che speravi, esattamente questo, lo avevi programmato, usando gli algoritmi più temerari della fantasia e non speravi proprio che il destino ti assecondasse con tanta empatia.

Tre nuove rappresentazioni di me stessa, e io in nessuna vedo qualcosa di simile a quello che ero prima, e ogni replica restaurata della mia persona produce un’eruzione di emozioni, colate laviche, bombe di fuoco, ruggiti della terra, danze di lapilli, e io sono il vulcano, e il mio cratere adesso è sempre attivo, e nel mio cono bolle un magma perenne di energie.

Nonna. Da madre respinta e frustrata sto per diventare nonna preziosa, invocata, nonna da blandire: Mamma, soltanto tu puoi aiutarmi, ci conto, meno male che ci sei, non saprei come fare senza te. Ma certo, figlia mia, ci sono, fai bene a tenerlo se lo vuoi, starete qui con noi, vi accudiremo, conta su di me.

Quando Azzurra ci ha dato la notizia, sono riuscita a non lasciar trapelare nulla della burrasca che si stava scatenando nel mio cuore, la mia bambina mamma senza che sulla scena ci sia un padre, prima di aver capito cosa si aspetti dal futuro...

Ci avrei pensato dopo, avrei metabolizzato con calma, con ragionevolezza, usando il buon senso, non davanti a lei.

Con una mossa da prestigiatore sono riuscita a tacitare Andrea che stava attaccando un’invettiva ottusa, il volto sfigurato da quella sua certa, caratteristica contrazione dei muscoli facciali di quando è furioso, la piega sbilenca delle labbra, le sopracciglia che si accostano l’un l’altra fin quasi a sovrapporsi, un ritratto dell’uomo primordiale.

“Una ragazza madre, che vergogna, ti stai mettendo ai margini della società...” dice, nientemeno, fulmineamente abbandonato dal senso delle cose.

“Ma zitto, per favore, che sciocchezze dici, parli come fossi il sultano del Brunei,” l’ho fulminato.

Quindi gli ho scatenato addosso vagonate di parole senza permettergli di interloquire.

“Guarda che il patriarcato è finito da un pezzo, se non te ne sei accorto il tempo vola, e una ragazza madre è solo una giovane donna single con un figlio, niente più, e ai margini della società ci si incontrano solo brutti ceffi, non belle fanciulle come lei, e un padre può essere superfluo, anzi, di troppo, so di che parlo, e un nonno invece può far comodo, se ce la fa a recuperare saltuariamente l’uso della parola e del pensiero, io non dispero.”

Lo sguardo riconoscente di Azzurra ha accorciato di qualche lunghezza le distanze che ci avevano divise. Quello sguardo è rotolato nella parte più interna del mio cuore, l’ha medicata, l’ha risarcita, che gioia ritrovarti amore mio.

Madre. Da figlia frustrata sono diventata madre di mia madre, la mia Tatina che voleva morire per interrompere il dolore, e che ora galleggia in chissà quale spazio interstellare, priva del peso dei pensieri, accudita dalla smemoratezza, libera, finalmente, dopo essere stata per millenni ostaggio della sua sfortuna.

In ogni riga del suo diario,

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